I dati sulla raccolta differenziata della Città Metropolitana di Genova, lo sappiamo bene, non sono entusiasmanti: 44,62%, ben venti punti percentuali in meno della soglia minima indicata da Regione Liguria. Il solo Comune di Genova, poi, è tra i peggiori della regione, con la raccolta differenziata ferma al 35%. Dati impietosi che affossano la media dell’intera Città Metropolitana, che senza Genova sarebbe al 60%, vicino alla soglia, grazie a vere eccellenze del riciclo e dell’ecosostenibilità come Santa Margherita Ligure (>80%), Chiavari (67,09%) e Sestri Levante (75,86%).
In questi giorni la Città Metropolitana, evidentemente preoccupata dall’attuale condizione della differenziata, ha in programma una rivoluzione delle modalità organizzative di gestione rifiuti. Stupisce, a maggior ragione, la possibilità che l’intera città metropolitana passi in gestione diretta ad AMIU, che si occupa della gestione dei rifiuti a Genova. Proprio il comune che rallenta la differenziata in Liguria.
Per questo motivo, da Sestri Levante, uno dei comuni più virtuosi nella gestione della differenziata, arriva una proposta alternativa, esposta con discrezione dal suo sindaco, Valentina Ghio.
Nella lettera indirizzata alla Città Metropolitana, il sindaco Ghio ha presentato i grandi risultati raggiunti in pochi anni dalla città in tema di rifiuti e sostenibilità ambientale, “frutto di programmazione dimensionata al proprio territorio e di un’ottima risposta dei cittadini ma anche del rapporto di costante dialogo e confronto con gestore sulle specifiche nostre peculiarità, che ha consentito un continuo perfezionamento e adattamento del servizio”. Un percorso attivo dal 2015, che ha consentito a Sestri Levante di passare dal 32 a oltre il 75% di raccolta differenziata e di essere il primo Comune costiero ligure con più di 15 mila abitanti con questa percentuale e di realizzare un centro del riuso con oltre 10.000 accessi annuali.
Insomma, un vero e proprio “modello Sestri” che andrebbe riproposto in grande, e non privato della propria autonomia. Un’idea vincente potrebbe essere quella, al contrario di centralizzare la gestione dei rifiuti su un unico ente, proprio quella di delocalizzare maggiormente: la raccolta differenziata, dati alla mano, funziona nelle piccole realtà, dove le azienda hanno la gestione di piccole porzioni di territorio, e le amministrano con meno trascuratezza. E’ chiaro che servirebbe un coordinamento, magari proprio da parte di AMIU, che forse è l’unica ad avere le capacità logistiche per farlo, ma non tenere conto delle piccole realtà che da ormai 4,5, 10 anni lavorano bene sul territorio sarebbe un delitto. Il primo passo? Intensificare il confronto tra Città Metropolitana e amministrazioni del territorio per trovare un percorso comune e condiviso in cui gli unici beneficiari siano l’ambiente e il nostro futuro.