18 Giugno 2021 – Babboleo

18 Giugno 2021

Transizione energetica, Sandei (Enel) fissa l’obiettivo: “Città sostenibili a 360° entro il 2030”

Sonia Sandei, responsabile elettrificazione di Enel, ambasciatrice di Genova nel mondo e candidata alla presidenza di Confindustria Genova, è uno dei volti principali in Italia e in Liguria per quel che riguarda la transizione energetica, uno dei temi chiave del terzo millennio. Un futuro sostenibile grazie alla produzione di energia da fonti rinnovabili e all’elettrificazione di trasporti e infrastrutture.

A Genova, spiega Sandei, una partita importante si gioca sul porto, che produce gran parte dell’inquinamento cittadino, così come sarà fondamentale elettrificare il trasporto pubblico locale, alimentando i mezzi con energia da fonti rinnovabili. I fondi del Recovery Plan aiuteranno a rendere le città italiane più sostenibili in tempi relativamente brevi: l’obiettivo è fissato al 2030.

Di seguito riportiamo l’intervista rilasciata su Babboleo News.

Ormai sentiamo spesso il termine “modello Genova”, talvolta se ne abusa anche Può il modello Genova essere utilizzato per quel che riguarda la transizione energetica?

“Sicuramente il ‘modello Genova’ è applicabile dal punto di vista aziendale in termini di celerità, rapidità e efficacia nell’execution. Lo abbiamo applicato installando 200 punti di ricarica in città, e vogliamo continuare a declinarlo anche in tutte le attività che riguardano il PNRR e il nostro piano industriale”.

Dal Recovery Plan arrivano tanti soldi per la transizione energetica. Quali sono, sempre su Genova e la Liguria, i progetti di Enel in cantiere?

“Sicuramente la maggior parte dei fondi del PNRR riguarda la transizione energetica e quella digitale. Siamo molto impegnati sulla transizione energetica in ambito portuale: è un aspetto fondamentale in un sistema portuale come il nostro, in cui l’80% delle emissioni in città è dovuto a navi in manovra in porto. Una transizione ecologica del nostro porto comporta un sensibile miglioramento della qualità dell’aria, una diminuzione dell’inquinamento acustico e un’accelerazione nell’attrattività che la nostra città può esercitare nei confronti dei territori limitrofi”.

Tra elettrificazione e energie rinnovabili c’è un legame molto forte. Vuole spiegarcelo?

“Faccio due riferimenti concreti: il trasporto pubblico e l’elettrificazione del porto. Parliamo di decarbonizzazione, di riduzione delle emissioni di Co2 attraverso l’uso di energia elettrica. Per il porto si vuole elettrificare delle banchine: si tratta di avere – banalizzo – una grossa spina che consenta alle nostre navi, quando sono in sosta o in manovra in porto, di essere alimentate a energia elettrica. Vinciamo, in termini di sostenibilità, se questa energia la procudiamo attraverso fonti rinnovabili. E in effetti si sta parlando di avere pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni portuali ,e non solo, proprio per avere un’alimentazione da fonte rinnovabile dell’elettrificazione portuale. La stessa cosa vale per il trasporto pubblico: elettrificare il tpl e ridurre le emissioni non significa banalmente sostituire un bus termico con un bus elettrico, ma avere un sistema di infrastrutture di ricarica che alimenta i bus con energia elettrica. In questo modo chiudiamo il cerchio: l’energia elettrica e rinnovabile che produciamo sul tetto fotovoltaico la immettiamo in rete attraverso le colonnine di ricarica che alimentano i bus elettrici. Le nostre città possono così diventare sostenibili a 360°”.

Lei è anche un’esperta di rigenerazione urbana. C’è spesso la polemica legata al fatto che gli impianti eolici e quelli fotovoltaici possano disturbare la vista, rovinare il paesaggio. Cosa risponde a questo tipo di obiezioni?

“Abbiamo un archistar sul nostro territorio che ha dimostrato che il “mix” è la modalità armonica: utilizzare nel sito giusto la forte rinnovabile giusta. Un mix di eolico, di fotovoltaico in base alle disponibilità. Il mix virtuoso,armonico e rispettoso dell’ambiente è quello di una comunità energetica che utilizza l’energia, rinnovabile, che viene prodotta sul posto. Per farlo sarebbe sufficiente analizzare quali siano le fonti disponibili e utilizzarle.”

Può un sistema industriale che funziona essere totalmente sostenibile? I tempi sono maturi?

“Stiamo tutti lavorando, a livello industriale, burocratico e amministrativo. Stiamo parlando di un processo avviato, su cui stiamo accelerando. L’obiettivo è arrivare a un sistema che abbia, nel 2030, esattamente queste caratteristiche”.

Lotta alle mafie, un ‘Festival della Legalità’ in Liguria: la proposta di Sinistra Universitaria

Un Festival della Legalità itinerante tra Lavagna e Ventimiglia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga delle infiltrazioni mafiose in Liguria.

E’ la proposta del direttivo di una associazione studentesca, “Sinistra Universitaria”, che recentemente ha chiesto alla Regione di ripristinare la convenzione, da poco eliminata, con l’Università degli Studi di Genova per l’Osservatorio sulla sicurezza urbana e la criminalità organizzata. Ma oltre al ripristino della convenzione, gli studenti hanno proposto anche l’istituzione di questo Festival in due comuni liguri particolarmente colpiti dalla ‘Ndrangheta.

Il Festival della Legalità, secondo Sinistra Universitaria, servirebbe a rafforzare la cultura della sicurezza e dell’antimafia. L’educazione e la sensibilizzazione, si legge nella nota stampa che riportiamo integralmente, “è la forma migliore di prevenzione e la migliore arma contro la criminalità”.

Il comunicato di Sinistra Universitaria

Regione Liguria a febbraio decise di porre fine all’accordo che dal 2004 istituiva con una sua legge
l’Osservatorio sulla sicurezza urbana e il contrasto alla criminalità organizzata.
Le attività di monitoraggio e analisi dei fenomeni criminosi aveva come obiettivo “il contrasto alla
criminalità organizzata e mafiosa, alla corruzione e promozione della trasparenza” a livello operativo
forniva profili professionali richiesti per lo svolgimento delle attività di monitoraggio analisi e supervisione
di vari progetti. Eliminare la componente dell’Università, quale soggetto istituzionalmente deputato a
svolgere le mansioni previste, significa nei fatti depotenziare l’Osservatorio stesso e arrecare danno a tutte
quelle realtà sociali e poliziali che ad esso facevano riferimento. Come osservato dal criminologo Stefano
Padovano negli anni erano stati creati importanti contatti con le prefetture e i comandanti dei vari corpi di
polizia. Il lavoro era molto più che teorico poiché il ruolo svolto dal suo coordinatore è stato per 15 anni
quello di mettere a disposizione un profilo tecnico al servizio del consiglio e della giunta regionale in qualità
di cerniera tra chi si trova a fronteggiare le emergenze in prima linea e il livello politico.
Perché la Regione ha accettato la proposta della minoranza di istituire una Commissione Antimafia se alla
prima occasione utile l’ha privata di uno dei principali strumenti di supporto?
Va anche considerato l’allarme lanciato da pochi giorni dalla Direzione Investigativa Antimafia nella sua
ultima relazione semestrale: “In Liguria le organizzazioni mafiose stanno cercando di infiltrare
l’imprenditoria specie nel settore degli appalti pubblici per l’esecuzione di grandi opere e in quello del ciclo
dei rifiuti, oltre che nel comparto della cantieristica navale”
Oltre che un danno ai cittadini ci teniamo a evidenziare lo sfregio rivolto all’Università. Non solo
l’annullamento dell’accordo non è stato preceduto da nessuna comunicazione ufficiale agli Organi di
Ateneo, ma l’Assessore regionale con delega alla Sicurezza Andrea Benvenuti ha inoltre dichiarato “Si
trattava, di fatto, di ricerche statistiche individuali che restituivano il quadro di 12 mesi prima. Ci
concentreremo su emergenze attuali come i rischi, anche di aggressione criminale, corsi dalle aziende in
crisi dal Covid. Lo screening sarà comunque realizzato con risparmi dell’80% che riutilizzeremo per le polizie
locali”. Per prima cosa vorremo far presente all’Assessore che i dati quantitativi sono sempre un
indispensabile punto di partenza per realizzare ricerche scientifiche, in specie se forniti dal Ministero
dell’Interno in versione recente.
L’alibi del risparmio, la rigettiamo totalmente. Non solo perché non risulta che gli autori delle ricerche si
sarebbero sottratti dal farle anche mediante un fondo inferiore, ma perché non è possibile parlare di
problemi economici ricordiamo alcune cifre: La Regione vuole istituire dei sottosegretari regionali a costo
di spendere più di un milione di euro (20 volte il costo della convezione), nel mentre il Presidente Toti ha
ancora l’Assessorato alla Sanità; La Regione Liguria , in occasione della Giornata Mondiale dell’ambiente, ha
speso 40’000€ per distribuire “acqua in cartone nelle piazze” (con la stessa cifra si sarebbe potuto installare
un distributore d’acqua in più di 60 scuole evitando di creare inutili rifiuti), la Regione Liguria ha speso
60’000€ per la campagna “ReStart” culminata con il Presidente Toti sul palco in De Ferrari. Perché si
trovano i soldi per eventi estemporanei e non per finanziare un’importante strumenti di lotta alla
criminalità?. Inoltre, in seguito alla presentazione di una interrogazione presentata nel Senato Accademico
di UniGe (tramite il nostro rappresentante), la Regione ha comunicato che attualmente è intenzionata a
ridefinire complessivamente l’approccio regionale alla sicurezza urbana e, una volta terminato, riprenderà il
dialogo anche sulla convenzione.
Perché la versione di febbraio dell’Assessore Benvenuti è diversa da quella di maggio della Regione?
L’Università ha, tra i vari ruoli, quello di fornire al proprio Paese le migliori competenze possibili, in questi
15 anni, tramite l’Osservatorio, lo ha fatto anche nei confronti dei corpi di Polizia, delle Prefetture e della
Regione.

Come Sinistra Universitaria vogliamo chiedere alla Regione che sia ripristinata immediatamente la
convenzione, ma vogliamo anche rilanciare con un’ulteriore richiesta:
Perché non istituire un evento regionale su sicurezza urbana e criminalità in Liguria? Con la partecipazione
delle scuole e, ci sentiamo di dire ovviamente, l’Università degli Studi di Genova? La cultura della legalità e
della sicurezza, dell’antimafia deve essere portata avanti prima di tutto tramite l’educazione e la
sensibilizzazione perché queste sono la forma migliore di prevenzione e le migliori armi contro la
criminalità: la sede? Itinerante tra Lavagna e Ventimiglia, due Comuni colpiti dalla ‘Ndrangheta. Riteniamo,
infatti, che un festival culturale lontano dalle grandi città possa essere un segnale di come la criminalità
organizzata sia capace di annidarsi ovunque, anche senza bussare con “coppola e lupara”. Siamo sicuri che i
Sindaci dei due Comuni e la cittadinanza accoglieranno a braccia aperte questa nostra proposta.
Sinistra Universitaria

A Genova arrivano le piante mangia smog: approvata la mozione di Vince Genova

Ridurre l’impatto delle emissioni nelle città trafficate è uno dei grandi obiettivi del terzo millennio. La lotta allo smog e all’inquinamento riguarda anche Genova, che nonostante in questi anni stia diventando sempre più bike friendly, ha ancora da lavorare per abbassare le soglie di criticità legate alla qualità dell’aria.

“A causa del riscaldamento globale, la temperatura delle aree urbane cresce a ritmi più elevati rispetto a quella delle aree rurali” spiega Marta Brusoni, capogruppo di Vince Genova in Consiglio Comunale. “Si chiama effetto isola di calore urbana, un nome suggestivo che rende bene l’idea: secondo i numerosi studi condotti, le città possono registrare fino a +5°C in più rispetto ad una zona di campagna”.

A causare questo squilibrio è la maggiore presenza di infrastrutture, asfalto e cemento che assorbono le radiazioni solari, e una minore presenza di vegetazione, che invece stempera il calore, creando ombra, umidità e ossigeno. E proprio per porre un freno al crescente inquinamento e innalzamento delle temperature, in consiglio comunale è stata approvata una mozione di Brusoni e dei consiglieri Cassibba e Ottonello che prevede l’installazione di piante che, per loro natura, catturano migliaia di chili di anidride carbonica, bloccano le polveri sottili (le PM10) e abbassano la temperatura dell’ambiente nelle estati più calde e afose.
“Si tratta di un sistema adottato da altre città che, secondo un recente studio condotto da Coldiretti, porterebbe un significativo miglioramento della qualità dell’aria”.

Vere e proprie oasi di verde diffuso che vedranno protagonisti diversi tipi di pianta, dall’olmo comune all’acero, dalla betulla verrucosa al cerro, dal gingko al tiglio nostrano e selvatico. La mozione è stata approvata all’unanimità. Ora, come sempre, il prossimo passo è quello più importante: realizzare concretamente il progetto.