24 Gennaio 2022 – Babboleo

24 Gennaio 2022

Felis Silvestris: il ritorno del gatto selvatico

Dopo 40 anni di assenza torna protagonista in Liguria il gatto selvatico, grazie al lavoro del famoso fotografo Paolo Rossi, che dal 2010 immortala lupi e altri animali selvatici nelle zone più remote dell’Appennino e delle Alpi. Dal 2019, assieme al collega Nicola Rebora, si è dedicato alla ricerca del felino, andata a buon fine grazie all’utilizzo delle fototrappole (dispositivi elettronici che si attivano al passaggio dell’animale senza disturbarlo).

Rossi racconta su Babboleo News di essersi focalizzato in zone nascoste e dimenticate dall’uomo per immortalare il gatto. La differenza tra il gatto selvatico e il “classico” gatto da compagnia è sostanziale. Nonostante potrebbero sembrare a prima vista simili, in realtà i due felini hanno tratti diversi e inconfondibili. Su tutte, Rossi cita la capacità di diventare un “fantasma dei boschi”, caratteristica dovuta ai suoi aspetti fisici (“grigio come le rocce, con una pelliccia tendente al grigio chiaro”) e caratteriali.

Da qualche anno, oltre all’attività di fotografo, Paolo Rossi ha cominciato a documentare le sue scoperte attraverso la pubblicazione di libri. Nella sua ultima ‘fatica’ (il documentario “Felis”), Rossi cerca, attraverso le immagini, “di trasmettere al lettore le caratteristiche e le peculiarità del gatto selvatico”. Pochi giorni fa ha anche avviato una raccolta fondi per immergersi in un’avventura cinematografica con lo scopo di ricordare a tutti che ci sono ambienti splendidi anche senza la presenza di umani.


L’intervista integrale di Paolo Rossi su Radio Babboleo:


Quali sono le principali differenze tra il gatto selvatico e il gatto domestico?

Qual è stata la strategia che vi ha permesso di immortalare il gatto e in quali zone vi siete concentrati?
Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro e qual è il messaggio che vuole fare arrivare al lettore?

Altro progetto importante è la raccolta fondi che ha avviato per aprire un’avventura cinematografica, quali sono i presupposti e cosa si aspetta da questo progetto?

Peste suina, la storia di Silvio: il maiale domestico che rischia la vita

Regione Liguria, attraverso l’ordinanza n. 4/2022, ha ordinato l’abbattimento di suini e cinghiali allo stato brado, semibrado o addirittura suini detenuti in allevamenti familiari o in rifugi per animali, in quanto questi sarebbero a rischio contagio da peste suina, epidemia che sta dilagando nell’entroterra ligure.

Ci sono alcuni casi limite, tuttavia, in cui queste misure sembrano mettere a repentaglio la vita di animali che non sono rischio contagio. Anzi, vivono lontani da ambienti contaminati e non sono destinati al macello, non rappresentando una minaccia per le attività umane.

Barbara Rossi, proprietaria del maiale “domestico” Silvio diventato ormai un “vero e proprio membro della famiglia”, racconta su Babboleo News la sua storia.

“Abbiamo preso Silvio 10 anni fa, da una cucciolata di maialini. Abitiamo in campagna, e vivendo con i cani è come se fosse il nostro terzo cane. Ha sempre avuto una vita da animale domestico. Non riusciremmo a vederlo in altro modo”.

Questo suino, come altri nella sua situazione, è tenuto lontani da boschi o ambienti contaminati. Per questo motivo, Barbara e gli altri proprietari temono per la possibilità di dover compiere “scelte impegnative sull’abbattimento” dei loro animali.

La ASL ha delineato le direttive e i limiti entro cui possono muoversi i proprietari di suini, stabilendo l‘immediata macellazione di suini nelle zone infette. Questo però mette in pericolo la vita di molti animali che sono regolarmente controllati e spesso isolati.

Il problema si presenta anche per i rifugi che ospitano o che hanno salvato suini e che oggi devono fare i conti con le nuove direttive regionali e nazionali sull’abbattimento.

Una scelta drastica, pesante e illogica” afferma Barbara in riferimento all’ordinanza, soprattutto se si pensa all’incuranza con cui è stato permesso ai cinghiali di arrivare e girare liberamente nelle nostre città.