Un’annata complicata per pesca e agricoltura in Liguria. Il punto con Coldiretti
Siccità, cinghiali, caro carburanti e ora è prossimo anche in Liguria il fermo pesca vanno ad aggravare una situazione già complessa per i settori della pesca e dell’agricoltura in Liguria.
Dal 30 luglio è partito il fermo pesca in Italia, che coinvolgerà anche la Liguria a partire dal 3 ottobre e fino al 1° novembre, per le barche a strascico da Livorno a Imperia. Quest’anno però il fermo cade in un momento difficile, perché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti, che ha costretto i pescherecci a navigare in perdita, se non addirittura a tagliare le uscite, favorendo necessariamente le importazioni di pesce straniero.
“L’assetto del fermo pesca non risponde ancora né alle esigenze delle aziende né a quelle relative alla sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale” – sottolinea il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri – “L’obiettivo deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica di un settore che, in Liguria come, in generale, in moltissime aree italiane, rappresenta un volano importante anche dal punto di vista turistico”.
A complicare la situazione un’estate molto torrida che sta segnando il territorio ligure, in grave crisi. “Il caldo in agricoltura prova numerosi problemi” – racconta Boeri – “Secondo le prime stime ci sarà una perdita dal 30 al 40% della produzione delle orticole e boeri tante altre varietà in seria difficoltà“.
Un altro problema che attanaglia il territorio ligure sono i cinghiali, in forte sovrappopolamento. “La situazione non è più sostenibile” – spiega Boeri – “Bisogna dare risposte alle decine di migliaia di aziende, che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato da 2,3 milioni di cinghiali, proliferati senza alcun controllo. E anche ai cittadini, la cui incolumità è messa a rischio ogni giorno dalla presenza indiscriminata anche in città degli ungulati”.