50 anni fa l’alluvione che metteva in ginocchio Genova: il 7 e l’8 ottobre 1970 il fango portò via con sé 43 vite. Lo stesso, tragico bilancio umano che ci riporta – ironia della sorte – alle vittime di Ponte Morandi.
A distanza di mezzo secolo da quel drammatico evento che segnò il nostro capoluogo, la Liguria rimane una delle regioni italiane con il più alto rischio idrogeologico. A testimoniarlo sono i dati: secondo il Ministero dell’Ambiente, la Liguria è la terza regione, in percentuale, per numero di comuni con il livello di attenzione per il rischio idrogeologico “molto elevato” (30,6%), dietro solo a Valle D’Aosta (44,6%) e Molise (51,5%).
Le esondazioni e le frane che nel fine settimana hanno colpito il Ponente (e il Levante) della regione non fanno che confermare tristemente questi dati e la conformazione del nostro territorio.
Ma i liguri, che con la loro pelle dura non hanno mai smesso di rimboccarsi le maniche e reagire alle avversità, sono già al lavoro per tornare padroni del loro destino. Ricordando sempre che, come raccontava Fabrizio De Andre’ in Dolcenera, l’amore per il prossimo trionfa su fango e devastazione.
Anche oggi, 50 anni dopo, il tumulto del cielo ha sbagliato momento.