La Liguria si conferma la regione piu’ anziana d’Italia – Babboleo

La Liguria si conferma la regione piu’ anziana d’Italia

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La Liguria si conferma la regione più anziana d’Italia: quasi una persona su tre (il 28,7%) ha più di 64 anni, il valore più alto di tutto il Paese; è in otto anni la Regione  ha perso 45.868 abitanti, cioè il 3% della popolazione. È quanto emerge dai dati definitivi del censimento permanente della popolazione svolto da Istat nel 2018 e nel 2019, il primo dopo l’abbandono del metodo della rilevazione diretta applicato per l’ultima volta nel 2011.La popolazione ligure presenta “una struttura per età sensibilmente più anziana di quella italiana“, evidenzia l’Istat. L’età media è di 48,7 anni (contro i 45,2 dell’Italia) e gli under 40 sono solo il 33,8% (media nazionale del 39,5%). Crescono consistenza e peso delle classi più anziane, meno velocemente che nel resto d’Italia I bambini con meno di 10 anni sono il 12,9% in meno rispetto al 2011, cresce tuttavia la fascia 20-29 anni (+3,6%)
La provincia più vecchia non è Genova ma Savona, che presenta valori degli indicatori decisamente superiori alla media regionale (età media 49 anni, indice di vecchiaia 273,7, indice di dipendenza anziani 49,2, indice di struttura della popolazione attiva 172,6), seguita dalla provincia di Genova. Per le restanti due province i valori degli indicatori di struttura demografica sono meno elevati della media regionale.Il comune più anziano (in Liguria e in Italia) si conferma Fascia in alta Val Trebbia, che ha un’età media di 66,1 anni ed è anche quello col maggior decremento di popolazione dal 2011 (-35%). Il comune più giovane è Ortovero, in provincia di Savona, con un’età media di 43,3 anni. Il censimento del 2019 ha registrato nella regione 1.524.826 residenti, cioè 8.154 unità in meno dell’anno prima (-5,3 per mille) e i dati registrano che il saldo positivo del bilancio migratorio non riesce più a compensare un saldo del bilancio naturale negativo fin dai primi anni ‘70.

La popolazione straniera rilevata ammonta a 139.509 unità. Rispetto al 2011 si registra una crescita di 28.093 unità (+2,9% in media annua). Ma questo incremento non è sufficiente a impedire il declino della popolazione complessiva (-45.868 unità) trainato da una forte contrazione della componente autoctona (-73.961 abitanti).“Se ci si limita ad osservare le tendenze demografiche dell’ultimo anno – si legge nel rapporto Istat –  la componente straniera perde quasi del tutto la caratteristica anti-declino che l’ha connotata in passato: cresce di sole 1.703 unità (+1,2%), mentre la popolazione di nazionalità italiana perde 9.857 residenti”. Inoltre anche gli stranieri stanno invecchiando, com’è naturale che sia. Oltre la metà degli stranieri (71.510, pari al 51,3% del totale) si concentra nella provincia di Genova, mentre la parte rimanente si distribuisce tra la provincia di Imperia (24.892, 17,8%), la provincia di Savona (23.142 unità, 16,6%) e quella di La Spezia (19.987, 14,3%). Nel 2019 meno della metà (45,0%) degli stranieri residenti in Liguria proviene dall’Europa, il 21,3% è originario di un paese africano, mentre i cittadini di America e Asia rappresentano, rispettivamente, il 20,7% e il 12,9% del totale.

Altro dato piuttosto significato è quello dello spopolamento dell’entroterra a favore del capoluogo. Più della metà dei residenti sono concentrati nella provincia di Genova, dove la densità abitativa nell’arco di otto anni sale da 1.765 a 2.574 abitanti per chilometro quadrato.

Interessanti anche i dati sul lavoro. La forza lavoro è aumentata del 2,6% ma solo perché sono aumentate le persone in cerca di un’occupazione (+38%), soprattutto tra i maschi (+43,5%). Gli occupati sono in calo dello 0,4% sul precedente censimento.Lo squilibrio di genere permane in Liguria, anche se meno ampio rispetto a quello che si registra a livello nazionale. Nel 2019, il gap di genere del tasso di attività (43,7% per le donne e 58,9% per gli uomini) è di 15 punti, la stessa distanza si registra tra il tasso di occupazione delle donne (38,4%) e quello degli uomini (53,5%), mentre il tasso di disoccupazione delle donne (12,2%) supera di 3 punti il corrispondente valore dei maschi (9,2%).

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