In queste settimane uno studio condotto dall’Università di Genova, in collaborazione con Federmanager Liguria, ha analizzato il ruolo dei lavoratori quadri. Si tratta di lavoratori che svolgono attività di rilevante importanza ai fini dello sviluppo e dell’attuazione degli obiettivi dell’impresa, e che dipendono direttamente dall’imprenditore o da un dirigente. Un ruolo a metà tra l’impiegato e il manager.
Dallo studio emerge che i lavoratori quadri si dividono in due categorie, come spiega la professoressa Teresina Torre, docente di Organizzazione e gestione delle risorse umane all’Università di Genova: “I grintosi sono coloro che ritengono di avere ragionevoli probabilità di diventare dirigenti, che hanno quindi aspettative forti e si sentono coinvolti nella propria azienda. I disillusi, invece, hanno oramai un atteggiamento disincantato sulla propria carriera”.
La pandemia ha evidenziato come i quadri siano degli sperimentatori che imparano sul campo a gestire e che consolidano le loro competenze nel tempo, che non si tirano indietro davanti alle responsabilità e, se e quando sollecitati, possono costituire una risorsa chiave per la valorizzazione degli assetti organizzativi di un’azienda.
L’indagine, presentata nei giorni scorsi e predisposta dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Economia dell’Università di Genova curata dalla professoressa Torre, è nata dall’esigenza di tracciare un identikit dei quadri. L’obiettivo è quello di approfondire come percepiscono e vivono la propria situazione nel contesto produttivo ligure e di avviare una collaborazione con i sindacati nell’ambito di rinnovi contrattuali. «Solamente in Italia – commenta Marco Vezzani, Presidente di Federmanager Liguria – i quadri sono assimilati agli impiegati: vogliamo far emergere la specificità di questa categoria».
I 3/4 degli intervistati ritengono di disporre di competenze coerenti con le mansioni affidate: coerentemente, il 77% ritiene il rapporto con il management positivo, mentre poco più del 23% ne ha opinione negativa, indipendentemente dallo sforzo effettuato in termini di coordinamento di risorse. Circa 1/3 degli intervistati partecipa attivamente alla definizione delle strategie aziendali e circa il 70% del campione dichiara di percepire una retribuzione che contiene una componente variabile che dipende da componenti legate alle performance proprie e/o dell’azienda e, di questi, la metà ad una combinazione tra le due.
Più della metà dei quadri intervistati non ritiene di avere possibilità di diventare dirigente in futuro. L’atteggiamento di disillusione relativamente alla propria carriera che emerge dalle risposte trova declinazione sia su aspetti di tipo individuale (ad esempio, viene citata l’età del rispondente come elemento ostacolante la prospettiva) sia su motivazioni connesse alle scelte aziendali. In questo ambito si collocano risposte quali l’orientamento mostrato dalle aziende verso strutture più piatte, il contenimento del numero dei dirigenti, se non la loro assenza totale le scelte della casa madre che tendono a penalizzare le sedi periferiche.
Circa 1/3 degli intervistati è iscritto ad un sindacato/associazione di categoria. Tra chi è iscritto il 53% è soddisfatto, mentre chi non è iscritto dichiara di non percepire una chiara strategia per la categoria ‘quadro’, cui va dedicata specifica attenzione.