A distanza di due anni dalla prima edizione, torna P.R.E.S.T.O.,
la campagna di A.L.I.Ce Liguria per sensibilizzare i cittadini genovesi e liguri sui sintomi e
le modalità di cura dell’ictus cerebrale. Il nome del progetto Presto è un acronimo tra i
quattro principali sintomi di ictus (Perdere forza, Riduzione vista, Esprimersi, Sorridere), il
Tempo (variante fondamentale per intervenire in modo efficace) e l’Ospedale (il punto di
arrivo per essere sottoposti alle cure necessarie). Il progetto, che ha ricevuto il contributo
di Fondazione Carige, si articola su tre fasi: la registrazione dei tempi di arrivo negli
ospedali nei 4 mesi precedenti la campagna di informazione e sensibilizzazione; 8 mesi di
campagna rivolta ai cittadini; 4 mesi di nuova raccolta dati per registrare l’eventuale
miglioramento sui tempi di arrivo in ospedale.
In Liguria si registrano circa 4.000 casi di ictus all’anno e, a livello nazionale, va ricordato
come l’ictus sia la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie,
essendo responsabile del 10/12% di tutti i decessi. L’ictus rappresenta anche la principale
causa di invalidità, costituendo un considerevole carico sociale per il paziente, per i
familiari che lo assistono e per l’intera comunità.
“Tra il 2018 e il 2019 abbiamo lanciato la prima edizione di Presto raccogliendo a fine
campagna dati incoraggianti circa la riduzione dei tempi di arrivo in ospedale e il numero di
ictus scoperti – spiega Massimo Del Sette, Direttore U.O. Neurologia dell’IRCCS
Ospedale Policlinico San Martino e presidente di Alice Liguria -. Siamo convinti che si
possa fare ancora meglio e per questo abbiamo lanciato una seconda edizione del
progetto ancora più strutturata e articolata. È fondamentale rispettare il nome della
campagna, e fare presto, perché dalla comparsa dei sintomi di ictus abbiamo a
disposizione solo 4 ore e 30 minuti per poter intervenire”. “I tempi di arrivo in ospedale non
sono però l’unica sfida che abbiamo di fronte – aggiunge Del Sette -. In Liguria al
momento abbiamo 8 centri per la trombolisi endovenosa e 2 centri per la trombectomia,
bisogna quindi valutare il trasporto dei pazienti tra i vari ospedali individuando il modello
migliore per le caratteristiche della nostra regione”. “Inoltre – conclude il presidente di Alice
Liguria – passata l’ondata peggiore del Covid, dobbiamo sottolineare l’importanza di
ripartire con una ritrovata normalità negli ospedali, in quanto l’ictus è un’epidemia che
resta”.
Il via ufficiale alla campagna di informazione e sensibilizzazione Presto è avvenuto questa
mattina, durante il convegno “La rete dell’ictus in Liguria: bisogna fare P.R.E.S.T.O.”,
organizzato dall’Ospedale Policlinico San Martino di Genova con il patrocinio di Alice
Liguria Odv, Università degli Studi di Genova, Regione Liguria e OMCEO GE. L’evento
che dal punto di vista scientifico è stato organizzato da Lucio Castellan (Direttore
Dipartimento della diagnostica per immagini e radioterapia IRCCS Ospedale Policlinico
San Martino), Massimo Del Sette (Direttore U.O. Neurologia IRCCS Ospedale Policlinico
San Martino) e Angelo Schenone (Direttore U.O. Clinica Neurologica Università di
Genova), ha visto la partecipazione di neurologi, personale medico, direttori sanitari e
anche del presidente di Regione Liguria, e assessore alla Sanità, Giovanni Toti.
“Per prima cosa vorrei ringraziare tutti i medici, i dirigenti medici, gli infermieri e gli
operatori sanitari che si apprestano alla fondamentale ripartenza del sistema sanitario: se
ora siamo sulla linea del traguardo nella battaglia al Covid – osserva il presidente della
Regione Liguria Giovanni Toti – ne abbiamo molte altre che in qualche modo hanno anche
patito sulla linea del fronte rispetto agli sforzi compiuti per il Coronavirus. Oggi ripartiamo
con il piano Restart e cominciamo a ridisegnare quella che sarà la rete della Sanità del
futuro, con i fondi del Pnnr, per rispondere ai bisogni dei cittadini”. “La velocità necessaria
per affrontare l’ictus e l’indispensabile rapidità dei tempi in cui si cura è qualcosa che ci
deve far interrogare su quella rete di ospedali di comunità, case della salute, pronto
soccorso, punti di primo intervento di cui dobbiamo costellare il territorio – aggiunge il
governatore -. La migliore offerta sanitaria non è sempre e comunque avere poco di tutto
accanto a casa, ma talvolta è avere le persone che ti indirizzano nel posto giusto in un
tempo ragionevolmente breve per essere assistito”. “La Sanità si è comportata bene e
questo credo che vada ribadito. Certo, abbiamo sempre il tema della riabilitazione post
acuti, un tema che resta aperto e su cui l’offerta pubblica e privata convenzionata resta al
di sotto dei bisogni del nostro territorio. Dobbiamo avere però la consapevolezza di essere
di fronte ad una sfida epocale per la nostra Sanità, grazie ai fondi in arrivo dal Pnnr: tutti
insieme dobbiamo disegnare una rete che risponda sempre di più ai bisogni dei cittadini,
che sia razionale e garantisca un aumento delle prestazioni che potremmo offrire come
Regione Liguria”.
Gli interventi scientifici del convegno si sono concentrati su tutta la “filiera” nella cura
dell’ictus: dal riconoscimento dei sintomi, allo smistamento telefonico del 112, fino alla cura
in ospedale e alla riabilitazione post intervento. Particolarmente interessante è stato anche
il punto di vista dei pazienti (e delle loro famiglie), analizzato da Nicoletta Reale, vice
presidente di Alice Liguria. “In questo periodo ai pazienti è mancato principalmente il
contatto umano, che per le attività di Alice è fondamentale vista l’attenzione che abbiamo
sempre dedicato ai gruppi di auto-aiuto, di recupero fisico, di sostegno psicologico ma
anche alle attività culturali, sportive e sociali, come le sedute settimanali con il ‘coro degli
afasici’ – spiega la vice presidente di Alice Liguria -. La pandemia tuttavia ci ha dato anche
alcune alcuni spunti positivi, soprattutto sull’uso degli strumenti digitali per la telemedicina
o più semplicemente per mantenere un contatto ‘umano’ a distanza”. “Oggi i pazienti
richiedono all’unanimità un ritorno alla normalità – aggiunge Nicoletta Reale -. Ricevere la
giusta e consueta assistenza sia ambulatoriale che riabilitativa, essere visitati dal proprio
medico, ricevere il trattamento fisioterapico o logopedico, intrattenere relazioni sociali”.
“Grazie ai progressi della scienza medica – conclude Reale – oggi sappiamo che l’ictus
cerebrale è un’emergenza medica che si può prevenire e curare. Ma è necessario che i
cittadini ne abbiano la più ampia consapevolezza e che facciano presto!”.