Continuano le ripercussioni economiche negative dell’emergenza Covid-19 sulla puntualità dei pagamenti delle imprese: a settembre 2020 il numero delle aziende italiane che pagano i propri fornitori con oltre 30 giorni di ritardo ha raggiunto il 12,7%, un dato di poco superiore a quello di fine 2016 (12,3%). È quanto emerge dallo Studio Pagamenti, aggiornato al 30 settembre 2020, realizzato da CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information.
Le regioni che hanno subito la variazione percentuale più elevata rispetto all’ultimo trimestre del 2019 sono la Valle d’Aosta (+40,4%), il Friuli-Venezia Giulia (+37,5%), il Veneto (+32,6%) e il Trentino – Alto Adige (+31,6%) che, nonostante questo, rimane la regione con meno ritardi gravi (6,7%) in assoluto. L’incremento dei ritardi oltre 30 giorni è invece più contenuto nelle regioni del Sud, che pur partono da un livello assoluto più elevato.
A livello territoriale la Sicilia, con il 23,1%, mantiene il primato negativo di imprese che effettuano i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo, seguita dalla Calabria (22,9%) e dalla Campania (20,6%). Il Trentino Alto-Adige (6,7%) e le regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, vale a dire Emilia-Romagna (8,1%) e Lombardia (8,4%), sono, invece, quelle che registrano meno ritardi gravi, nonostante il notevole incremento rispetto a dicembre del 2019.
E la Liguria? La nostra regione, con il 29,5% di imprese che pagano i propri fornitori alla scadenza, è 11° nel ranking italiano. Aumentano le imprese che effettuano i pagamenti con ritardi superiori ai 30 giorni: erano il 9,8% nel 2019, sono il 12,1% al 30 settembre. La classifica delle province liguri vede in testa Imperia (41°), seguita da Savona (54°), Genova (57°) e La Spezia (64°). Rispetto al 2019, La Spezia guadagna una posizione, Genova e Savona ne perdono una, Imperia ne perde 5.
Imperia, inoltre, è all’8° posto fra le province italiane le cui imprese, a confronto con il 2019, hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti superiori a 30 giorni (+42,2%).

