“Per la prima volta possiamo veramente parlare di immunità di gregge”. Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei Medici della Liguria, commenta su Babboleo News l’andamento del contagio da Covid-19 nella nostra regione. I dati sono in calo da giorni, sia per quanto riguarda i contagi che sul fronte dei ricoveri ospedalieri. L’immunità di gregge, secondo Bonsignore, arriva grazie all’alto tasso di vaccinati e all’alto numero di contagi registrato negli ultimi mesi. “Immaginiamo una primavera e un’estate tranquille – spiega – senza però i timori di una ripresa della recrudescenza della pandemia in autunno. Quarta dose? Se la dose booster ha una durata superiore alle prime due, servirà un semplice richiamo annuale, come per l’influenza”.
Negli ospedali, prosegue il presidente dei medici liguri, c’è ancora tanto da lavorare. “Il tasso di occupazione da parte di malati Covid resta importante” spiega. “La speranza è che nell’arco di 2/3 settimane – che grossomodo seguono l’attuale calo dei contagi – riusciremo a ripristinare la piena operatività del sistema”.
E poi il futuro. Una volta lasciato alle spalle il Covid-19, il sistema sanitario ligure resterà comunque gravato da un carico di richieste superiori al normale. “Dobbiamo recuperare tutto quello che non abbiamo fatto in due anni. Ben venga il piano Restart della Regione, ma devono essere forniti agli operatori gli strumenti e il personale per poterlo attuare”.
Di seguito l’intervista integrale.
I dati Covid-19 in Liguria sono decisamente più incoraggianti rispetto a qualche tempo fa. Siamo vicini alla fine?
“I dati sono ottimi, sia per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri che per quanto riguarda il tasso di vaccinazione. Questi dati, uniti al numero di contagi che ci sono stati negli ultimi mesi, fanno sì che per la prima volta si possa veramente parlare di immunità di gregge. Immaginiamo una primavera e un’estate tranquille, senza però i timori di una ripresa della recrudescenza della pandemia in autunno. Se non ci saranno, come auspichiamo, nuove varianti del virus, dovremmo vedere la luce in fondo al tunnel”.
Servirà la quarta dose?
“Dipenderà soprattutto dai dati che emergeranno nei prossimi mesi sulla durata della copertura data dalla dose booster. Se, come si auspica, ha una durata decisamente superiore rispetto a quella delle prime due dosi, più che di quarta dose si potrà parlare di un semplice richiamo annuale come già avviene per l’influenza”.
Negli ospedali liguri, oggi, c’è spazio per curare tutti i malati, Covid e non? Sull’efficienza della sanità ligure si sta molto dibattendo in Consiglio Regionale. Anche all’interno della coalizione di maggioranza.
“C’è molto da lavorare. Ancora adesso, comunque, c’è un tasso di occupazione importante da parte dei malati Covid. Siamo da poco usciti dalla ‘fase 4′, che significa che ancora gli ospedali lavorano a regime ridotto. La speranza è che nell’arco di 2/3 settimane – che grossomodo seguono l’attuale calo dei contagi – riusciremo a ripristinare la piena operatività del sistema. E’ chiaro che sarà però gravata da un carico di richieste superiori al normale, perché dobbiamo recuperare tutto quello che abbiamo perso in due anni. Ben venga il piano Restart della Regione, ma devono essere forniti agli operatori gli strumenti per poterlo attuare. Servono investimenti anche in termini di personale: gran parte delle strutture non riesce a lavorare al massimo delle potenzialità perché mancano professionisti. Serve ripensare la programmazione e aumentare il personale. E rendere almeno decorosi gli stipendi: alcune attività professionali usuranti, come quelle di pronto soccorso e chirurgiche, rischiano di vedere concorsi deserti perché il rapporto rischi/benefici è decisamente poco attrattivo”.
Gli infermieri assunti in tempo di covid sono sul piede di guerra perché rischiano di non vedere i loro contratti prolungati. Succede lo stesso anche tra i medici?
“Abbiamo avuto una riunione a Roma per discutere della fine del periodo emergenziale. Lo stato di emergenza ha consentito di andare in deroga a una serie di norma e far andare avanti i contratti attivati con la pandemia. Nel momento in cui da aprile il Governo, fisiologicamente, rimuoverà lo stato di emergenza molti professionisti, anche nel comparto medico, rimarrebbero a casa perché sono stati assunti grazie alle deroghe proprie del periodo emergenziale. Bisogna trovare rapidamente delle soluzioni”.
Le Regioni hanno chiesto l’abolizione del numero chiuso all’Università di Medicina. E’ d’accordo?
“Da anni sottolineiamo come chi chiede di togliere il numero chiuso per sanare la carenza di specialisti in Italia non abbia minimamente presente lo stato dell’arte. Non c’è bisogno di laureati in più, bisogna formare gli specialisti. Abbiamo stimato i fabbisogni di Regione Liguria per programmare le entrare nel corso di laurea quest’anno, che porteranno a medici specialisti tra 10 anni: è un fabbisogno addirittura in calo. Andremo verso una riduzione dei posti di medicina, perché la programmazione richiede questo. Non si deve assolutamente parlare di abolizione del numero chiuso, o per meglio dire del numero programmato. Quello che si deve fare è riuscire a far completare il percorso specialistico a tutti i camici grigi, quei medici laureati negli ultimi 15 anni e che non hanno potuto vedere completato il loro percorso di formazione perché c’era un imbuto formativo alla fine dei 6 anni di medicina. Abolendo il numero chiuso rischieremmo, come negli anni ’80, di avere una pletora di medici con difficoltà a trovare lavoro. Non è questa la ricetta: bisogna ascoltare gli addetti ai lavori e ascoltarne le indicazioni. Altrimenti la politica prende strade completamente lontane dalla realtà”.