A poche ore dal decreto della Regione Liguria che dà il via libera alla ricerca di titanio nel comprensorio del Beigua, le principali associazioni ambientaliste della Liguria insieme a Arci Liguria e Agesci Liguria hanno lanciato una petizione indirizzata al presidente Giovanni Toti per chiedere che venga ritirato il decreto e che non si proceda con le ricerche. In meno di 15 ore dal lancio sono state superate 5mila firme.
“Nella petizione vengono evidenziati i rischi sanitari: il minerale grezzo potenzialmente estraibile sarebbe solo il 6% della roccia e il rimanente 94% andrebbe in discariche molto estese da crearsi nelle vicinanze, con il rischio di andare a sollecitare la presenza di amianto, presente per il 10/15% nelle rocce del giacimento” spiegano.
Le associazioni ambientaliste sono preoccupate anche per gli impatti sul turismo, l’agricoltura, il sistema sentieristico, la flora e la fauna e lo sviluppo sostenibile che la comunità residente e l’area del Beigua sta perseguendo ormai da diversi anni. Agesci e Arci condividono tali preoccupazioni, gestendo due importanti rifugi, la Base Scout “Il Rostiolo” e “A Casa Resia” nel Parco del Beigua.
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Tuttavia in data 27 febbraio 2021 l’Assessore all’Urbanistica Marco Scajola, in merito a presunte concessioni per l’estrazione di titanio nell’area protetta del parco del Beigua, ha afferma: “Non è stata fatta alcuna delibera di giunta autorizzativa per la raccolta del titanio nell’area del Beigua. Gli uffici tecnici competenti hanno permesso, nel pieno rispetto delle norme, uno studio non invasivo che non interessa l’area del parco del Beigua. Non vi sarà alcuna attività di cava: lo studio verrà condotto senza alcun prelievo né alcun intervento sul territorio. Degli oltre 450 ettari richiesti ne sono stati concessi poco più di 200, escludendo l’area del parco naturale regionale del Beigua. Questo è stato fatto nonostante ci fossero pareri favorevoli ad autorizzare attività di studio in tutta l’area, anche del parco, da parte della Provincia di Savona, dell’Arpal e dell’Asl competente. Lo stesso Ministero dell’Ambiente ha confermato che l’attività di studio non dev’essere soggetta a VIA, proprio in virtù delle modalità non invasive che verranno impiegate. Nessuna autorizzazione quindi da parte della Giunta: chi afferma il contrario afferma il falso, senza conoscere minimamente l’argomento”.