Un videomessaggio commovente da Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, e un post sul profilo Instagram da parte di Vasco Rossi. Si apre così la giornata del cinquantesimo compleanno della comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Stamani nella parrocchia di San Benedetto al Porto, dietro a palazzo del Principe, la tradizionale messa dell’8 dicembre viene trasmessa in streaming. La festa vera e propria, con i volontari, i collaboratori e gli amici della comunità è rinviata alla primavera 2020.
Dopo 50 anni la porta è sempre aperta a San Benedetto al Porto, la comunità fondata a Genova da Don Andrea Gallo e che continua a portare avanti un’ideale di solidarietà attiva e proattiva. In questo 8 dicembre 2020, nell’anno del Covid, l’anniversario che segna mezzo secolo di attività: “mai come oggi c’è bisogno di solidarietà”, a detto ai microfoni di Babboleo News Domenico Chionetti, storico portavoce di San Benedetto e per tanti anni braccio destro del “prete di strada”
“Oggi più che mai il nostro pensiero e la nostra solidarietà sono rivolti a chi un lavoro non lo ha – continua il portavoce – a chi lo ha perso, a chi rischia di perderlo e a chi si sta mettendo al servizio di coloro che sono maggiormente in difficoltà”.
Nel frattempo la lezione di Don Andrea prosegue, ma aggiornata alla contemporaneità. San Benedetto è impegnata in questa fase nella consegna di pacchi alimentari ma anche nel supporto concreto agli “invisibili”, per aiutare a orientarli tra le disposizioni straordinarie previste dai decreti.
Vanno avanti però altri grandi progetti, come la “casa di quartiere”, uno spazio sociale per i cittadini appena aperto tra i palazzi popolari di Begato, in Valpolcevera, a quella che prenderà vita nel Ghetto del centro storico, fino al ruolo di capofila in Terra Madre, che ha già aiutato 70 persone a trovare lavoro in una filiera agricola a chilometro zero.

Interviste
Ex Ilva. FIM Cisl Genova: “Dipendenti in cassa integrazione ma l’azienda assume ricorrere a risorse interne’”
“Siamo di fronte al periodo più buio nella storia della fabbrica ex Ilva di Cornigliano, che rischia seriamente di fermarsi. La produzione è ai minimi