Arriva la grande rivoluzione per chi soffre di emicrania: da qualche anno sono stati studiati gli anticorpi monoclonali come terapia preventiva.
L’emicrania è una malattia il cui sintomo predominante è il mal di testa ma non è l’unico, tra gli altri: nausea, vomito, fastidio alla luce e ai rumori e sofferenza. Questi sintomi compromettono la vita di chi ne soffre. Le cause non sono ancora state identificate chiaramente ma sicuramente esiste una forte relazione tra l’emicrania e fattori esterni, patologie sistemiche, fattori ormonali o addirittura predisposizione genetica.
Si stima che in Italia 8 milioni di persone ne soffrano, in maniera episodica oppure ricorrente. Circa il 10-12% della popolazione in generale ha un attacco di emicrania almeno una volta nella vita. Questa malattia colpisce in prevalenza le donne ed è molto più frequente nella fascia di popolazione tra i 20 e i 50 anni.
La dottoressa Maria Gabriella Poeta, primario del reparto di neurologia dell’ospedale Galliera di Genova, spiega come è stata portata avanti la ricerca sugli anticorpi monoclonali. “E’ nata l’esigenza di una terapia innovativa mirata alla patogenesi dell’emicrania. Fino a qualche tempo fa la terapia preventiva si avvaleva di prodotti nati per altri tipi di malattia: antidepressivi, antiepilettici…” oggi, invece, sostiene la dottoressa “abbiamo gli anticorpi monoclonali diretti contro la proteina CGRP che causa l’attacco emicranico”.
La cura non sarà accessibile a tutti, ma solo a pazienti particolarmente soggetti all’emicrania. “Esistono delle scale di valutazione di questa disabilità” spiega ancora Poeta. “I pazienti vengono selezionati in base al grado di disabilità da centri specializzati nella cura delle cefalee”.
“Queste terapie – prosegue – hanno elevata efficacia, elevata tollerabilità e sicurezza”.
Per quanto riguarda i risultati raggiunti finora, “i pazienti hanno per lo più una risposta che va da buona (riduzione del 50% del numero di giorni di emicrania al mese) a ottima (almeno il 75%)”.
“Il mal di testa non è qualcosa di è inevitabile” conclude. “Può essere curato con farmaci efficaci”.