Regione Liguria, attraverso l’ordinanza n. 4/2022, ha ordinato l’abbattimento di suini e cinghiali allo stato brado, semibrado o addirittura suini detenuti in allevamenti familiari o in rifugi per animali, in quanto questi sarebbero a rischio contagio da peste suina, epidemia che sta dilagando nell’entroterra ligure.
Ci sono alcuni casi limite, tuttavia, in cui queste misure sembrano mettere a repentaglio la vita di animali che non sono rischio contagio. Anzi, vivono lontani da ambienti contaminati e non sono destinati al macello, non rappresentando una minaccia per le attività umane.
Barbara Rossi, proprietaria del maiale “domestico” Silvio diventato ormai un “vero e proprio membro della famiglia”, racconta su Babboleo News la sua storia.
“Abbiamo preso Silvio 10 anni fa, da una cucciolata di maialini. Abitiamo in campagna, e vivendo con i cani è come se fosse il nostro terzo cane. Ha sempre avuto una vita da animale domestico. Non riusciremmo a vederlo in altro modo”.
Questo suino, come altri nella sua situazione, è tenuto lontani da boschi o ambienti contaminati. Per questo motivo, Barbara e gli altri proprietari temono per la possibilità di dover compiere “scelte impegnative sull’abbattimento” dei loro animali.
La ASL ha delineato le direttive e i limiti entro cui possono muoversi i proprietari di suini, stabilendo l‘immediata macellazione di suini nelle zone infette. Questo però mette in pericolo la vita di molti animali che sono regolarmente controllati e spesso isolati.
Il problema si presenta anche per i rifugi che ospitano o che hanno salvato suini e che oggi devono fare i conti con le nuove direttive regionali e nazionali sull’abbattimento.
“Una scelta drastica, pesante e illogica” afferma Barbara in riferimento all’ordinanza, soprattutto se si pensa all’incuranza con cui è stato permesso ai cinghiali di arrivare e girare liberamente nelle nostre città.