Le imprese registrate in Liguria, lo scorso anno, sono diminuite di più di mille unità rispetto al 2019. Un calo importante, ma tuttavia contenuto, viste soprattutto le pesanti ripercussioni che l’emergenza coronavirus sta avendo sull’intero tessuto produttivo ligure. Il rischio concreto, secondo imprenditori e sindacati, è quello che il conto economico dovuto alla pandemia possa arrivare, salatissimo, entro la primavera prossima.
Nello specifico, secondo i dati Unioncamere elaborati dall’agenzia regionale Alfa, le imprese registrate al 31 dicembre 2020 sono 161.349 (-0,6%, meno 1019 unità rispetto al 31 dicembre 2019), mentre quelle attive ammontano a 135.375 unità (-0,3%, meno 402 unità). Il saldo tra iscrizioni e cessazioni è negativo (meno 386 unità) così come il tasso di crescita (-0,24%) che è in peggioramento rispetto al 2019 (-0,06%). La flessione del tasso di crescita riguarda tutte le province liguri: l’unico indicatore positivo è quello di Imperia (+0,04%), mentre si segnala che quello di Savona, pur essendo negativo (-0,25%), è migliore rispetto al 2019 (-0,71%).
Ai microfoni di Babboleo News abbiamo sentito Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria che ci ha parlato dell’aumento del 1000% delle ore di cassaintegrazione nell’anno appena passato . Nei primi nove mesi del 2020 si sono poi persi 13.000 posti di lavoro che potrebbero aumentare esponenzialmente con il blocco del licenziamenti al 31 marzo 2021. Vesigna, ha rimarcato come il governo debba intervenire prorogando il blocco cdei licenziamenti e incentivando gli amortizzatori sociali per sostenere il reddito di tutti i lavoratori

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