La riapertura degli impianti sciistici, fissata il 15 febbraio, è ancora tutta da scrivere. Se da un lato il Comitato Tecnico Scientifico ha approvato il Protocollo di sicurezza per la messa in moto degli impianti (e su questo è improbabile un dietrofront) le incertezze sono legate a diversi fattori, dal divieto di spostamento tra regioni alla chiusura degli impianti in zona rossa e arancione. Un settore, quello che riguarda le ski area della Liguria e delle regioni limitrofe (Zum Zeri, Prato Nevoso, Limone sono tra le mete più gettonate dai liguri), che in realtà è pronto da mesi: la riapertura è slittata più volte nel corso della stagione invernale. “Siamo al pit stop, pronti a scattare” commenta Maurizio Viaggi, direttore delle Ski Area di Santo Stefano d’Aveto e di Zum Zeri. “Ormai siamo fermi da due anni, e dal governo abbiamo ricevuto 0 euro di ristoro”.
Una riflessione amara, che non cancella però l’entusiasmo per la riapertura, seppur tra tante incertezze, che ha fatto già registrare un boom di prenotazioni (in relazione alla capienza ridotta imposta dal CTS). “C’è una grandissima voglia di sciare, ci stiamo attrezzando nel migliore dei modi. Sapere così tardi (venerdì sera, ndr) se saremo gialli, arancioni,rossi, a pois… è un problema, perché noi dobbiamo organizzarci in tempo per accogliere tutti in sicurezza. Se cambiasse il colore, ci ritroveremmo col cerino in mano”.
Sulla questione del divieto di spostamento tra regioni, conclude Viaggi, “la montagna è come il mare: terra di confine”, ed è quindi inevitabile che per favorire la pratica degli sport invernali si debba in qualche modo rivedere le norme.
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