“Credo che ci siano tutte le condizioni per iniziare a ragionare di riaperture dal 20 aprile“. Questa frase, pronunciata ieri sera dal governatore ligure Giovanni Toti, ha fatto drizzare le antenne a tante categorie ferme in questa emergenza Covid. Allo stesso tempo, però, c’è un Decreto legge vigente che fa restare in zona – almeno – arancione l’Italia intera fino al 30 aprile. Difficile, quindi, parlare di riaperture senza l’ok del Governo. Per cercare di fare chiarezza a riguardo abbiamo contattato il Sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa, ex sindaco di Beverino ed esponente di Noi con l’Italia.
Sottosegretario Costa, è vero che la conferenza delle Regioni ha indicato la data pronunciata da Toti (il 20 aprile) al Governo? Veramente vedremo qualche riapertura a fine mese?
“I fattori che determineranno la ripartenza sono due: i dati epidemiologici, che iniziano a scendere anche in virtù delle misure restrittive, e la campagna vaccinale. Da parte del Governo c’è stata l’apertura a valutare settimanalmente questi due parametri. Oggi non siamo nella situazione di un anno fa: abbiamo il vaccino, che ci permette di capire i prossimi scenari. Nelle regioni in cui i dati ci consentiranno di ragionare su aperture, credo che sarà possibile farlo. C’è bisogno che la politica si assuma la responsabilità delle scelte: oltre al piano vaccinale serve un piano di riaperture. Credo anche io che aprile sarà un mese decisivo e si creeranno le condizioni per iniziare a dare una prospettiva di riapertura, fiducia e speranza alle attività che soffrono. Sono fiducioso. E’ una battaglia che dobbiamo combattere insieme: questo vogliono i cittadini dalla politica e l’unità del Governo è totale in questo senso”.
Chi saranno i primi a riaprire, chi gli ultimi, indipendentemente dalle date?
“I settori sono tanti, non dobbiamo considerare le attività tutte uguali. Alcune hanno bisogno di minor preavviso per riaprire, come bar e ristoranti, ma altri, come il comparto fieristico, hanno bisogno di una vera e propria programmazione. A questi settori dobbiamo dire con largo anticipo la data di riapertura. Ma per bar e ristoranti, dove già in passato c’è stata possibilità, si tratta invece di ripartire. Credo la politica abbia una grande occasione per recuperare la fiducia dei cittadini: i governatori si stanno impegnando sul territorio, nelle Regioni, il Governo tiene monitorata la situazione e già a fine mese sono convinto che daremo qualche risposta positiva“.
Lei aveva auspicato un ingente arrivo di vaccini tra aprile e giugno. E’ in quest’ottica che si spiega il cambio di strategia di Toti, che prima era noto per voler tenere una scorta prudenziale di vaccini, e ieri invece queste scorte ha detto di volerle esaurire tutte?
“E’ da un po’ che lo diciamo: dobbiamo assolutamente procedere con la somministrazione dei vaccini che abbiamo in giacenza. Le ultime settimane hanno dimostrato che c’è continuità nelle consegne, il mese di aprile è importante anche per i vaccini: sono arrivate oltre 4 milioni di dosi e ne arriveranno altre 8 milioni. Entro fine giugno ne saranno consegnate 50 milioni. Siamo all’80% di media tra dosi consegnate alle Regioni e dosi inoculate. Continuiamo in un percorso di crescita che ci ha visto passare da 60 mila dosi giornaliere a 300 mila. Direi che il cambio di passo ci sia stato. C’è ancora da lavorare, ma credo che l’obiettivo delle 500 mila dosi al giorno sia raggiungibile, e se ce la faremo significherà inoculare 15 milioni di dosi al mese. E a questi ritmi l’immunizzazione sarà sempre più vicina”.