Bersani ritrova Genova: “Ci vogliamo bene”. Sul Festival: “Tornerei”

Samuele Bersani torna a Genova. Domenica 24 aprile il suo tour nei teatri, ‘Cinema Samuele Tour’, farà tappa al Politeama Genovese, riportando in Liguria l’artista bolognese a distanza di cinque anni. “Sicuramente non ho mai atteso così tanto per partire con un lavoro” racconta a Radio Babboleo. “Questo album per me è in assoluto il migliore che abbia mai fatto. Volevo fare un disco diverso e credo di esserci riuscito.”

‘Cinema Samuele’, uscito durante il secondo lockdown, ha ricevuto la Targa Tenco, la quinta in carriera per il cantautore. Un disco uscito a distanza di sette anni dal suo ultimo album in studio. “I miei dischi non sono mai usciti una volta ogni due anni, prima ho sempre cercato di vivere per poter raccontare delle storie nuove e anche per trovare delle atmosfere e dei suoni che facessero sì che io non mi annoiassi mai e che fosse anche per me una cosa nuova e diversa”.

Bersani, negli anni, ha sempre riscosso un grande successo in occasione dei suoi live in Liguria. “Con Genova ci vogliamo bene, chissà dove abbiamo piantato i semi e quando è successo. Ho suonato diverse volte in questa città, l’ultima volta in teatro la ricordo come una delle serate più felici di quel tour”.

Su un futuro ritorno al Festival di Sanremo, che in carriera gli ha regalato due premi della critica ‘Mia Martini’, Bersani si dice possibilista. “Attualmente non è in programma un ritorno al Festival di Sanremo, però se dovessi sentire di avere la canzone giusta ci tornerò con piacere”.

Di seguito l’intervista integrale di Samuele Bersani a Radio Babboleo.

“Cinema Samuele Tour” è stato atteso a lungo dai tuoi fan. Forse, tra la pandemia da Covid-19 e il fatto che Cinema Samuele sia uscito a distanza di 7 anni dall’ultimo album in studio, è il tuo tour più atteso in assoluto?

“Sicuramente non ho mai atteso così tanto per partire con un lavoro, che è uscito nel secondo lockdown, che per me è in assoluto il miglior lavoro che abbia mai fatto. Quando uno fa il primo disco pensa sempre che sia quello il disco della vita, ma in realtà sono belli anche quelli fatti dopo, l’importante è cercare una nuova traiettoria di racconto e io ci ho messo di tutto per fare un disco diverso e credo di esserci riuscito.”

Una volta, facendo i complimenti a Daniele Silvestri per il suo ultimo album, scrivesti che era rimasto uno dei pochi a fare musica solo quando ha qualcosa da dire. E’ anche la filosofia di Samuele Bersani, questa?

“I miei dischi non sono mai usciti una volta ogni due anni, prima ho sempre cercato di vivere per poter raccontare delle storie nuove e anche per trovare delle atmosfere e dei suoni che facessero sì che io non mi annoiassi mai e che fosse anche per me una cosa nuova e diversa. Io ho scritto, anche più volte, delle canzoni in cui c’è una crisi, ma cercando di raccontare sempre una fetta diversa della crisi. Stesso discorso per quanto riguarda il tema amore, ho provato a raccontarlo sempre guardandolo da angoli diversi. In questo caso mi sono accorto che c’erano molte immagini e fotografie in movimento che sembravano dei piccoli cortometraggi, da lì l’idea di chiamare questo disco così.”

Spesso si abusa del termine ‘album della maturità’, però…

“Nella vita me l’hanno detto sette volte, mi sono venuti i capelli bianchi e alcuni li ho anche persi (ride, ndr). Sarà il pubblico a dire se si percepirà sincerità o meno in quello che ti sto dicendo, però… per me è davvero il più bel disco che ho fatto. Ne ho fatti anche tanti altri, ovviamente, e quando li canto provo felicità e stupore pensando che dai primi pezzi sono passati ormai trent’anni.”

Il tuo rapporto con Genova. E’ una tua roccaforte: qui hai sempre un ottimo riscontro in termini di pubblico.

“Con Genova ci vogliamo bene, chissà dove abbiamo piantato i semi e quando è successo. Ho suonato diverse volte in questa città, l’ultima volta in teatro ormai cinque anni fa e la ricordo come una delle serate più felici di quel tour. C’è una gran molla nel tornare a Genova e spero anche di rivedere e riconoscere persone che insieme a me sono cresciute e invecchiate che da anni mi seguono. La fedeltà che si instaura, magari qualcuno non lo sa, ma è assolutamente reciproca.”

Fabrizio De André e Luigi Tenco. Due artisti genovesi, uno di nascita, l’altro di adozione. Quanto hanno influenzato il tuo modo di fare musica e di scrivere canzoni?

“La figura di Luigi Tenco è legata a mia madre e a tutti i ricordi della mia infanzia. Quando avevo 14 anni, d’estate, facevo piano bar e nel mio repertorio c’erano alcune canzoni di Tenco, tra cui ‘Angela’, una delle più belle e tristi, ed era strano che un ragazzino di quell’età fosse così malinconico, a quei tempi per me era quasi un’estetica, la malinconia mi affascinava ma non l’avevo effettivamente vissuta. Poi crescendo lo vivi nella tua pelle quello che racconta Tenco. Fra l’altro ho un suo 45 giri autografato che mi è stato regalato che custodisco gelosamente. De André, invece, ho avuto l’opportunità e l’onore di conoscerlo perché venne a vedere un concerto di Lucio Dalla quando io entrai nel cast del suo tour nel 1992, fu gentilissimo. Mi lega a lui anche il fatto che è stato il primo concerto che vidi coi miei occhi quando ero bambino, sul palco aveva solo la chitarra e un leggio, questa immagine mi è rimasta impressa. Da quel momento in poi ho sempre pensato che un cantautore non potesse prescindere dal leggio, anche se oggi sono diventati dei gobbi elettronici.”

Questo Tour si svolge nel decimo anniversario della scomparsa di Lucio Dalla.

“A Lucio non piacevano i festeggiamenti. Si sarebbe rotto le palle: diceva sempre che sui monumenti facevano i loro bisogni i piccioni. Dissacrante come i più umili, un gigante vero. Per me è stato l’incontro più prezioso, sia nel lavoro che nella vita, è stato un maestro e ho avuto l’opportunità di vederlo nel quotidiano. Una volta mi è capitato di piangerci insieme e questa esperienza fa parte di una delle emozioni più grandi che porto dentro di me. Parliamo di artisti che si sono trovati ad esprimersi in un contesto in cui la gente ancora, quando ascoltava una cosa, la riascoltava, perché c’era la pazienza e il rispetto per il lavoro che si celava dietro le canzoni.”

La Liguria, per tutti gli artisti, significa anche Festival di Sanremo. Tu hai ricordi decisamente piacevoli legati al Festival, con due premi della critica. Ci tornerai?

“Attualmente non è in programma un ritorno al Festival di Sanremo, in questi anni mi era capitata l’opportunità, ma non ho avuto il coraggio per coglierla, però se dovessi sentire di avere la canzone giusta ci tornerò con piacere. Tanto più perché c’è Amadues che mi piace molto.”

Chiudiamo con un augurio per la tappa genovese del tuo ‘Cinema Samuele Tour’ e un saluto ai nostri ascoltatori.

“Sono felicissimo, come detto prima, di poter tornare a Genova. Spero di vedere le persone che già ho conosciuto e anche tutte quelle che non ho mai incontrato, se volete venire a vedere il mio spettacolo vi garantisco che sarà un’esperienza diversa e spero irripetibile. Vi aspetto al Politeama Genovese il 24 aprile.”