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Dal Festival di Venezia a Genova: “Allons Enfants” il film, il racconto di una quotidianità straniante

Venerdì 22 ottobre, direttamente dal Festival di Venezia, arriva nelle sale del Cinema Nickelodeon l’anteprima del film “Allons Enfants”, firmato dal regista Giovanni Aloi.

Tornato a Parigi dopo gli attentati del novembre 2015 Aloi ritrova una città molto combiata. I francesi si sentono ancora scossi, sempre in prima linea faticano nel trovare risposta.

“La cosa che più mi ha impressionato è stata vedere giovani soldati con il mitra, tutti i giorni schierati per strada alle prese con un nemico invisibile”, spiega il regista Giovanni Aloi.

“Opération Sentinelle” è un’operazione militare francese creatosi dopo i fatti del Bataclan, con l’obiettivo di proteggere dal terrorismo i punti più sensibili del territorio.

“Il mio vuole essere un tributo ad una città molto cambiata, a questi ragazzini armati che ogni giorno affrontano una realtà controversa, in perenne attesa… di non sanno neanche loro cosa”.

Il film, come lo stesso regista spiega, “non manca di momenti di tensione creati dalla continua attesa dei soldati rispetto al nemico invisibile, che porterà il protagonista Leo a compiere un atto inevitabile”.

Il documentario “Io Resto ” di Michele Aiello arriva a Genova: “un bacio attraverso un vetro, speranza e umanità per sconfiggere il covid”

Lunedì 18 ottobre alle 21:15 arriva al CineClub Nichelodeon il documentario “Io Resto” firmato da Michele Aiello, che ha trascorso un mese nella primavera del 2020, tra i reparti negli Spedali Civili di Brescia, uno degli ospedali che ha registrato il più alto numero di ricoverati in Italia. Quello di Aiello è l’unico documentario ambientato all’interno di un ospedale italiano. “Nel film non si esce mai tranne che in due brevissime scene”, dichiara Aiello.

Marzo 2020, le strade del centro sono deserte, mentre gli operatori sanitari affrontano il virus, una videocamera accende, in via eccezionale, a reparti dell’ospedale pubblico di una città che sta drasticamente soffrendo il primo picco pandemico del covid-19. Il docufilm mostra i rapporti tra il personale sanitario e i pazienti, entrambi desiderosi di ricevere un calore umano che in pieno lockdown era impossibile ritrovare. Un mese dentro la vita di un ospedale, sospeso di fronte all’ignoto. Un messaggio che vuol essere di vicinanza alle comunità più colpite dal covid nel 2020.

Il film si concentra particolarmente sulle nuove relazioni tra i pazienti e il personale sanitario che si sono instaurate, perché rese necessarie dalla pandemia e che mostrano uno stesso bisogno comune, il calore umano. La videocamera mostra gli “eroi” di questa pandemia, rivelando l’aspetto più drammatico che queste persone hanno dovuto affrontare durante le ore di lavoro.

L’intento del regista è quello di lasciare una traccia di memoria, rispetto a ciò che stava accadendo per aumentare la consapevolezza, oltre le parole che venivano comunicate tramite il giornalismo. “Volevo lasciare una traccia di umanità che raggiungesse degli apici anche sconosciuti in quel momento – spiega ai microfoni di Babboleo News il regista Aiello -. Nel film c’è una parte drammatica perché la pandemia è stato un dramma, ma c’è anche una parte di speranza ed umanità che è ancora nascosta, non è ancora venuta fuori nella narrazione degli ospedali in Italia”.