Doppio cognome, l’avvocata Schivo: “La Corte Costituzionale ha fatto una scelta coraggiosa”
La Corte Costituzionale l’8 novembre 2016 si è pronunciata sulla norma del nostro ordinamento che attribuisce automaticamente ai figli e alle figlie nati nel matrimonio il solo cognome paterno. Con la sentenza si ripristina il principio di parità in tutti i casi in cui una coppia di coniugi desidera concordemente attribuire al momento della nascita il “doppio cognome”. Ad oggi, non esisteva norma se non quella derivante dalla tradizione culturale di dare il cognome paterno ai figli. Da due anni si attende inutilmente che il Senato si decida a discutere ed approvare la legge sulla scelta del cognome già licenziata dalla Camera. Ora nasce un crowdfunding per dare vita a un libro, La pioggia dei cognomi, che informi e sensibilizzi nelle scuole i bambini, i genitori di domani, su questa opportunità. Abbiamo contattato telefonicamente l’avvocata Susanna Schivo, promotrice dell’iniziativa insieme alla professoressa Manuela Magalhães.
“A differenza della precedente sentenza della Corte Costituzionale – spiega a Babboleo News l’avvocata Susanna Schivo – in questo caso, anche se non possiamo fare un commento dettagliato perché non c’è ancora la sentenza e sapendo solo il contenuto della decisione a fronte di un comunicato stampa della Corte Costituzionale, è chiaro che la regola che viene indicata come vigente per il futuro è che ci sarà il doppio cognome per i figli e ciò viene riconosciuto a pieno titolo. Questo consente, essendo diventata regola, che nel caso di disaccordo tra i due genitori, comunque prevarrà il doppio cognome. Questo è il valore più importante perché consente di eliminare la difficoltà o la problematica in caso di disaccordo, in quanto precedentemente al verificarsi di situazioni del genere tra i genitori, prevaleva la sola trasmissione del cognome paterno. In questo caso, invece, è stato riconosciuto pienamente il diritto del figlio ad essere identificato col cognome di entrambi i genitori, stabilendo come regola generale la pari dignità di entrambi i genitori nell’identificazione del figlio.”
“Nel caso in cui i genitori siano d’accordo – continua l’avvocata – potranno scegliere di attribuire uno dei due cognomi, e quindi ovviamente anche solo quello materno.”
Questa sentenza porta però a far emergere il fatto che esiste un precedente ma manca una legge. “La Corte Costituzionale ha fatto una scelta coraggiosa – prosegue Susanna Schivo – poiché ha deciso di prendere una posizione forte, probabilmente anche perché il Parlamento non ha, dal 2016 ad oggi, fatto ciò che gli era stato richiesto dalla Corte Costituzionale stessa, oltre che essere imposta dalla necessità di creare un sistema in materia di cognome dei figli e delle figlie conforme alla Costituzione. La scelta è stata quella, in un certo senso, di sostituirsi, con un’indicazione chiara a cui il legislatore dovrà necessariamente dare seguito con una normativa organica, poiché ci sono questioni pratiche e di coordinamento per gestire la questione relativa alla trasmissione nelle future generazioni di chi avrà il doppio cognome, in quanto questo, la Corte Costituzionale, non lo ha deciso. Sicuramente, questa questione come altre, necessita di una normativa. Ricordiamoci che, purtroppo, è dal 1979 che si parla della suddetta questione e di riorganizzare la normativa di settore e, sia a causa dei tempi della democrazia che son questi e anche per il valore simbolico che ha il cognome nell’identificazione delle persone e quindi la presenza di una certa difficoltà ad adattarsi a una società e alle parità tra uomo e donna che al giorno d’oggi si è realizzata, tutto ciò fa sì che non ci sia ancora una normativa. Dal 1979 ad oggi si sono susseguiti, nelle varie legislature, molti disegni di legge. Attualmente sono cinque i disegni di legge in esame presso la Commissione Giustizia del Senato, sono iniziate le audizioni degli esperti e, pertanto, questa sentenza che verrà depositata nelle prossime settimane, sarà un ulteriore elemento che dovrà spingere il legislatore a terminare la propria opera. Io sono fiduciosa in questo, spero che vengano risolte le questioni che consentano alle persone di esercitare i propri diritti in modo chiaro, coordinando e facendo attenzione a non creare un sistema complesso, poiché la mia esperienza come avvocata, in questi dieci anni in cui mi sono occupato di questa materia, è proprio la difficoltà che si viene a creare per mancanza di coordinamento delle norme, per difficoltà nell’affrontare i processi amministrativi complessi, mentre invece qui, nell’identificazione delle persone bisogna essere semplici e chiari.
Ascolta l’intervista dell’avvocata Susanna Schivo a Babboleo News.